l punk compie 40 anni: una mostra a Milano per festeggiare
“Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana, uno che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna della Monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al suo caritatevole prossimo.”
Milano – Con queste parole Johnny Rotten, cantante dei Sex Pistols, ci dà un’idea abbastanza precisa su cosa significhi, per lui, essere punk. Ed è una voce quanto mai autorevole, visto che viene (quasi) tutto da lui e i suoi compari. Sì, perchè se le origini del movimento musicale più autodistruttivo, nichilista e dissacrante di sempre sono difficili da inquadrare precisamente (nei primi anni ’70 i primi gruppi proto-punk cominciavano a spuntare nella east-coast americana, a New York e Detroit in particolare), è dalla metà dei ’70 che il movimento approda in Inghilterra, esplode, fiorisce e declina nel giro di pochi anni. Intanto, è nel novembre del ’76 che esce “Anarchy in the U.K.”, primo singolo dei Sex Pistols. E in Inghilterra, addosso a un’intera generazione iniziarono a spuntare crestoni, borchie, spille da balia nelle orecchie, “A” per “Anarchy” un po’ ovunque. Moda? Sì. Movimento generazionale? Sì. Un nuovo genere musicale? Sì. Il punk è stato tutto questo e anche di più: un’ondata potente di energia contro il potere e i simboli di un’Inghilterra perbenista, bigotta e dalla mentalità vecchia e stanca. Un grido di rabbia sberciato da una giovane gola ubriaca, strafatta e sanguinante, una nuova filosofia dell’estetica, autodristruttiva e ribelle come mai prima.
Londra fa sul serio per festeggiare questi 40 anni di provocazione: eventi, concerti e mostre non si contano dall’inizio dell’anno. Anche l’Italia non vuole essere da meno nel ricordare quegli anni tumultuosi e l’eredità che il punk ha raccolto negli anni a venire.
“Punk in Britain” è il nome della mostra che dal 12 giugno al 28 agosto porta alla Galleria Carla Sozzani a Milano oltre 90 fotografie per documentarne i personaggi. Scatti di Simon Barker (Six), Dennis Morris, Sheila Rock, Ray Stevenson, Karen Knorr, Olivier Richon alternati a disegni, collage e grafiche di Jamie Reid (sua la grafica della Regina Elisabetta in copertina di God Save the Queen), oltre a una sezione speciale dedicata ai video e alle fotografie di John Tiberi, storico manager del gruppo.
Punk is (not) dead.