PITTI: un colloquio informale

Movimento e colore. Se dovessi sintetizzare in due parole l’arte di Pitti queste sono le prime due che mi vengono in mente. In realtà dentro la sua pittura c’é di più, molto di più. ‎C’é la ricerca riguardo un segno  personalissimo e subito riconoscibile, c’é contrapposizione e giustapposizione, c’é l’irruenza e la vitalità del gesto sempre in movimento sulla tela, ci sono colori nei colori tutti  da scoprire.  E capita che guardando un’opera di Pitti ci si perda in un turbinio cromatico ed emozionale.

 Facciamoci raccontare qualcosa direttamente da lui:

-Hai mai pensato di fare un tipo di arte che non sia informale? O hai già fatto degli esperimenti in materia?


– Prima di essere un artista aniconico ero figurativo. Parliamo di un periodo che va dai fine anni sessanta ai primi anni settanta.  Mi ero accorto che il figurale mi annoiava,  ho perso l’interesse nel paesaggio e nella figura umana,  mi sembrava di falsificare il reale.  Mi piace la realtà,  la vita, osservare e rispettare il creato. Non esiste nulla di meglio. il resto per me è falsificazione o masturbazione della mente. La mia vita è sperimentale come la mia arte!

– Chi sono gli artisti che più hanno influenzato la tua pittura?

– La prima visione di apertura fu Georges Mathieu e Willem de Kooning, poi mi sono allontanato dalla loro filosofia e mi sono interessato alla pittura Zen, con il Gruppo Gutai degli anni ’50.

 

– Lavorando come art director spesso mi imbatto in giudizi superficiali da parte del pubblico riguardo l’informale. pensi che l’arte astratta sia più “difficile” da proporre al pubblico?

 – Il problema è la mancanza di cultura, molte persone non conoscono se stesse, figuriamoci se possono capire o aver voglia di conoscere le arti in genere.. Ancora meno l’arte aniconica. La gente ha paura delle verità! Le arti sono la nostra storia, la nostra filosofia e a pochi uomini interessa. Nessuna arte perciò è difficile; basta viverla e studiarla.

– C’é un momento della tua carriera artistica a cui sei particolarmente affezionato?

 – Sono particolarmente affezionato all’opera che eseguirò domani, per mille turbamenti e più opero nel mondo dell’arte e più mi sento vivo! 

-Spiegami con parole tue perché l’arte astratta é davvero arte, e da cosa si distingue un buon quadro astratto uno meno riuscito.

 – L’arte astratta non è altro che l’evoluzione dei tempi. Sappiamo che senza il passato, non esisterebbe il presente, io dal mio canto, penso al presente per poter eseguire delle opere per il futuro. Le opere forse meno importanti sono quelle leccate! Io vedo l’opera importante nell’idea, trasformata direttamente sulla tela.L’immediatezza che, va diritto al cuore e con la quale ci lasciamo trasportare, vibrare con essa e che ogni giorno ti dice sempre un qualcosa di nuovo. 

“Ecco l’opera d’arte”. Per me non esiste l’opera non riuscita! Tutto fa parte di un percorso, un ciclo di vita.

 

– Ascolti musica mentre dipingi? Se sì cosa?

 – Ascoltare musica mi dici.. Da ex -batterista chiaro che l’ascolto. Ma  ci sono vari momenti  e soprattutto di notte dove mi piace essere rincorso dal silenzio, travolto da esso,  faccio rumore col mio colore dirompente. La musica che ascolto in genere è classica, Chopin, Mozart, Schubert e altri. Nel contemporaneo mi piace il blues, Lee Hooker, il rock…..Leon Russel, Bob Dylan, Lou Reed, Van  Morrison, Led Zeppelin, e moltissimi altri.

-La tua pittura richiede tele di grandi dimensioni per “esplodere”. Qual é il quadro più grande che hai realizzato?

– Le mie opere non devono essere necessariamente grandi!  Ho realizzato molte opere anche nel piccolo formato. Ma da espansionista che sono ho eseguito migliaia di opere di formato grande. La tela più grande eseguita è stata in Spagna, nel 2005, il formato di lunghezza 50 metri altezza 2,10 mt.

– Che progetti hai per il futuro ?

– Ho diverse proposte da realizzare, in USA, Spagna, Svezia, Italia e Bulgaria.

-E’ qualche anno che vivi all’estero. Che rapporto hai con l’italia e con il paese dove sei adesso?– E’ tutta una vita che opero all’estero, ho cambiato moltissimi studio e continuerò farlo,  per non perdermi. Se mi fermo e come un po’ morire. Con l’Italia ho dei contatti con diverse gallerie. Con il paese dove sono attualmente ho ottimi rapporti con gallerie storiche e con il museo National Gallery.-Chi è Pitti in tre parole?

– Sono un espansionista, battaglio continuamente con il colore e come dicevo 25 anni fa: non me ne basta un tir.